Nel 1901 i fratelli Opel fabbricarono la prima bicicletta a motore, un’esperienza che terminò con il passaggio di Opel sotto General Motors.
Rüsselsheim. Novanta anni fa si chiudeva la trentennale esperienza Opel come costruttore di motociclette. Quando infatti, nel 1929, la Casa di Rüsselsheim entrò nel gruppo industriale GM fu subito chiaro che gli interessi degli americani erano lontani dalle due ruote e l’anno seguente, si interruppe definitivamente la produzione di biciclette e di motociclette, mentre le attrezzature utilizzate per produrle furono vendute alla NSU.
Sebbene la produzione di autoveicoli fosse in costante aumento, nella primavera del 1901 i fratelli Opel realizzano che il tempo della motorizzazione di massa doveva ancora cominciare e attingendo alle loro nuove esperienze motoristiche misero allo studio una prima motocicletta. Un passo, tutto sommato, abbastanza naturale per un’azienda che all’epoca era uno dei maggiori produttori di biciclette.
Nell’Autunno di quello stesso anno costruirono così la loro prima “bicicletta a motore”, definizione particolarmente appropriata visto che le moto dell’epoca avevano ben poco in comune con quelle che oggi noi conosciamo. Avevano un telaio di bicicletta al quale erano adattati un serbatoio e un motore monocilindrico (verticale nel caso di Opel) collegato alla ruota posteriore per mezzo di una cinghia di cuoio. Tutto ciò senza rinunciare ovviamente ai pedali, perchè non si era ancora ben certi di quanto fosse davvero affidabile un motore a scoppio e anche perché la potenza di quei motori non era sufficiente per superare alcune salite ripide. Il prezzo relativamente accessibile (700 Marchi) della Opel 2 HP decretò l’immediato successo della prima motocicletta Opel.
Motori bicilindrici
Ben presto però il pubblico cominciò a chiedere più prestazioni e per questo motivo la potenza della monocilindrica fu aumentata progressivamente entro il 1907 fino a 3,25CV; contemporaneamente venne prodotta una bicicletta bicilindrica ad accensione elettromagnetica da 3,5CV. Pur essendo commercializzate a prezzi di rispettivamente 400 e 600 Marchi, questi modelli ebbero un modesto successo e a fine anno uscirono già di produzione.
Sette anni più tardi i fratelli Opel tornarono sui loro passi e misero in cantiere lo sviluppo di una motocicletta leggera e robusta. Furono rispolverati vecchi progetti e si arrivò alla conclusione che la bicicletta a motore era il veicolo adatto per il pubblico dell’epoca. Si trattava di una normalissima bicicletta dotata di monocilindrico di 140cc da 1 CV montato sulla ruota posteriore in grado di raggiungere a malapena i 40 km/h in pianura. Ne furono realizzate tre versioni differenti: una da uomo, una da donna e perfino una sportiva.
I successi sportivi degli Anni Venti
Nei difficili anni del Primo Dopoguerra la produzione di motociclette, ben supportata peraltro da una serie di successi sportivi, contribuì non poco al fatturato di Opel. A partire dal 1922 le speciali monocilindriche a 4 valvole Opel vinsero praticamente tutte le gare tedesche. Uno dei corridori più famosi fu Fritz von Opel, figlio di Wilhelm, che riportò il nome di Opel sulla bocca di tutti.
Verso la metà degli Anni Venti Opel lanciò una monocilindrica di 498cc, che con i suoi 16CV aveva prestazioni decisamente brillanti. La sua produzione proseguì fino al 1925, quando Opel sospese nuovamente l’attività in campo motociclistico.
Fu un’assenza di breve durata: tre anni dopo la produzione motociclistica riprese nelle officine Elite-Diamant, in Sassonia, di cui i fratelli Opel avevano acquisito il 75%. Nel 1928 fu presentata la Motoclub, una moto dalla linea moderna e dall’eccezionale maneggevolezza, che raggiungeva i 120 km/h, ma che in realtà era la riedizione di una moto prodotta con il marchio Neander (dal nome del progettista, il grafico, pittore e costruttore Ernst Neumann-Neander).
La Opel Motoclub
Le principali novità della Opel Motoclub erano rappresentate dal telaio realizzato in profilati d’acciaio stampati e chiodati anzichè in tubi d’acciaio (una soluzione che consentiva di contenere i costi di produzione e il peso della moto, aumentando al tempo stesso la rigidità e robustezza dell’insieme) e la forcella elastica di insolito disegno.
L’offerta al pubblico della Motoclub prevedeva una versione base con motore da 16 CV (1.190 Marchi) e la SS con motore da 22 CV (1.290 Marchi) riconoscibile per i due tubi di scarico, dotate entrambe con cambio a 3 marce. Purtroppo la Motoclub arrivava tardi sul mercato.
Nel 1929 la crisi industriale e la nuova proprietà GM cambiarono drasticamente i piani di Opel, chiudendo per sempre la produzione di motocicli.